L'enigma di Interpromium

Questo breve articolo è un'anticipazione, semplificata ed integrata da indicazioni utili ai visitatori, di un paragrafo del mio libro La valle del Sagittario e la conca peligna tra il IV e il I secolo a.C., in corso di stampa.   

Le fonti antiche ci trasmettono spesso nomi di luoghi che non riusciamo a identificare con certezza. L'Abruzzo non si sottrae a tali punti interrogativi: oggi accenneremo, in breve, ad un problema che ha assillato gli studiosi dei popoli sabellici per più di un secolo, e che riguarda l'esatta identificazione e localizzazione della città chiamata Interpromium, che si trova in una zona di incerta attribuzione etnica e geografica, tra i Peligni e i Marrucini. Problema non trascurabile, perché tale centro doveva essere di ragguardevole importanza, appena minore di Teate (Chieti), e si trovava non solo al confine tra i due popoli, ma lungo l'asse viario principale di collegamento con Roma, la via Tiburtina Valeria Claudia.  

L'unico dato su cui tutti sono concordi è l'area, approssimativa, in cui tale centro doveva trovarsi: una fetta dell'attuale provincia di Pescara, lungo la vallata dell'omonimo fiume, che comprende attualmente un gran numero di piccoli paesi: Tocco da Casauria, Castiglione a Casauria, Torre de'Passeri, Bolognano, Piano d'Orta, San Valentino in Abruzzo Citeriore. Quasi sicuramente i territori degli attuali comuni di Scafa e Lettomanoppello rimanevano al di fuori del comprensorio, gravitando più direttamente su Teate: Scafa coincide probabilmente con il pagus Ceianus di un'iscrizione riportata da De Petra nel 1901; Lettomanoppello non era sede di un villaggio ma più probabilmente un'area di estrazione mineraria (ne sono testimonianza un bollo rinvenuto su un blocco di asfalto e il toponimo Fonte Marte, che potrebbe alludere alla presenza di un accampamento militare a sorveglianza delle miniere). Attualmente, il posto di gran lunga più interessante da visitare tra questi è San Clemente a Casauria, a breve distanza da Torre de'Passeri: oltre al museo, che racchiude una buona collezione di materiali ed iscrizioni della zona, l'abbazia di San Clemente, costruita a partire dal IX secolo, è una delle più belle d'Abruzzo, anche se purtroppo ha subito cospicui danni nel terremoto del 2009. L'abbazia è aperta tutti i giorni dalle 9.00 alle 13.30, mentre il museo, in estate, è aperto dalle 8 alle 20. Merita una menzione anche il borgo di San Valentino, dal caratteristico centro storico, il rifacimento del cui duomo, settecentesco, è opera di scuola vanvitelliana.

Dalla zona provengono diverse iscrizioni. Una stele funeraria da San Clemente a Casauria (PE) nomina una Efesia della tribù Sergia: sappiamo che a partire dal 90 a.C., con la lex Iulia de civitate, tutti gli italici che avevano deciso di deporre le armi contro Roma avevano ricevuto la cittadinanza; e per diventare cittadini romani, i centri maggiori erano stati organizzati in municipia e gli abitanti di queste regioni iscritti in alcune "tribù", come accadeva a Roma. I Peligni furono iscritti nella tribù Sergia; ma a Corfinio troviamo anche attestazioni sporadiche della tribù Arniense, in cui invece erano iscritti i Marrucini. Quindi, questo dato non è di per sé una prova.

A. La Regina, d'altro canto, esaminando nel 1966 la lingua di un'iscrizione perduta, il cui apografo (disegno) è conservato a Chieti, ma che è descritta come proveniente da San Clemente, sosteneva che era marrucina. Un'altra iscrizione, forse proveniente dai dintorni di Scafa ma murata ora nella parete esterna della chiesa di S. Donato a S. Valentino in Abruzzo Citeriore (PE), menziona come sovvenzionatore della costruzione di un anfiteatro un tale Dullio Gallo, della tribù Arniense. Si aggiunge a queste una testimonianza di schiavi della Res publica Sulmonensium su un ponderarium (una base in cui erano collocati pesi di entità crescente, che servivano come punto di riferimento per le transazioni, i commerci e le attività di dogana), sempre a San Clemente.

In più, ai dati epigrafici bisogna aggiungere quelli archeologici acquisiti negli ultimi decenni. A Tocco da Casauria, località Villa Bonanni, non lontano dai luoghi menzionati, sono state scavate diverse tombe a grotticella, che per struttura, rituale e corredi possono essere considerate peligne a tutti gli effetti (Maurizio 1995).      

Lo studioso M. H. Crawford (2006), servendosi delle distanze riportate sulla Tabula Peutingeriana (un itinerario medievale la cui versione originale sembra risalire al IV secolo d.C.) tra Corfinio e Chieti, e di alcune iscrizioni provenienti da tali località, fornisce la conferma di come i centri di Interpromium e Ceii possano essere identificati rispettivamente con San Clemente a Casauria (nel territorio di Torre de’Passeri, PE) e San Valentino in Abruzzo Citeriore. Il Crawford prosegue adducendo diverse prove a favore di un’appartenenza ai Peligni del centro di Interpromium, a partire dal dato, già preso in considerazione a metà '800 dal Mommsen (CIL IX, p. 286), dell’attestazione della tribù Sergia in un'iscrizione, e in più di un’altra iscrizione apposta su un ponderarium del II secolo d.C., anch’esso da San Clemente, che farebbe pensare alla presenza di ex schiavi pubblici peligni, e mette in discussione d’altro canto l’effettiva provenienza da Ceii (da localizzare nel territorio dell'attuale Scafa) dell’iscrizione di San Valentino CIL IX, 3044, che documenterebbe invece la tribù Arniense, marrucina, in questo pago. In ogni caso, conclude, l’ipotesi più probabile sarebbe quella dell’appartenenza di Interpromium ai Peligni e di Ceii ai Marrucini, con confine geografico stabilito sul fiume Orta. L’area limitrofa ad Interpromium, d’altro canto, essendo organizzata sulla base di piccoli insediamenti a controllo dei pascoli d’alta quota, potrebbe comprendere sotto la giurisdizione peligna, e nella diretta fascia di influenza di Sulmo, una serie di piccoli centri distribuiti tra Musellaro, Caramanico, Sant’Eufemia a Maiella e Tocco da Casauria.  

Alcune considerazioni di carattere epigrafico e linguistico possono fornire ulteriori dati: è vero, come già asserito dal La Regina, che il termine sacracrix ricorre nel manoscritto di Chieti oltre che a San Clemente, ma ciò non ne fa una testimonianza di lingua “marrucina” perché lo stesso termine, anche se con doppia anaptissi (sacaracirix), si ritrova a Corfinio nella cd. “iscrizione di Herentas”; e il collegamento sacracrix… cerria di San Clemente fa da parallelo al Cerfum sacaracirix di Corfinio, indicando, ancora una volta, un ruolo di “sacerdos Cereris” ricoperto dal personaggio cui è dedicata la stele (Rix 2002).

Scrivi commento

Commenti: 2
  • #1

    Paolo Mastracchio (martedì, 24 gennaio 2017 21:47)

    Mi interessa il libro mi dica dove comprarlo. 3402416947

  • #2

    Bonifacio Damiani (domenica, 18 marzo 2018 18:07)

    Sono interessato a tutto ciò che riguarda la storia del territorio di Valva.
    Se costituisce argomento del libro, gradirei un messaggio di conferma e sull'avvenuta pubblicazione del libro al seguente indirizzo di p.e. bonidam@alice.it