Le magistrature dei Peligni attestate dalle iscrizioni . 1: la prima età ellenistica

All’interno del gruppo delle iscrizioni a destinazione “pubblica” rinvenute nella valle peligna  (si intendono quelle celebrative e commemorative), alcune menzionano opere compiute da magistrati e figure di rilievo nell’amministrazione delle comunità. Ma anche una parte delle iscrizioni funerarie trasmette informazioni sull’esistenza, sia prima che dopo la conquista romana, di un sistema amministrativo in cui alcuni personaggi emergenti dovevano rivestire un ruolo centrale: le cariche pubbliche e i titoli onorifici ad essi attribuiti vengono puntualmente ricordati nei documenti epigrafici e si distribuiscono lungo tutto l’arco cronologico di riferimento, dalla fine del IV secolo a.C. alla romanizzazione piena.

Nell’Italia centromeridionale un assetto economico basato sulle strutture agrarie, pressoché identico tra Roma e l’Italia, favorì fin dalle origini lo sviluppo di magistrature simili, e in generale tra le strutture politiche e sociali. I profondi mutamenti economici, e conseguentemente istituzionali, del II sec. a.C. sarebbero dovuti in primis allo sviluppo di nuovi tipi di aziende e colture, che causò il declino dei piccoli proprietari tanto in territorio romano che italico; e in secondo luogo all’interesse comune delle élites dirigenti romana ed italica nell’ampliamento degli orizzonti commerciali verso le province, cui faceva riscontro anche un crescente coinvolgimento negli apparati militari dei ceti medio-bassi, come mezzo di ascesa sociale (GABBA 1979).

La menzione di meddices, invece, si trova invece in due iscrizioni, entrambe di III secolo a.C.: una da Pratola Peligna (RIX 2002), che nomina due personaggi, ma in cui verosimilmente solo uno è il medix (poiché medix aticus è al singolare):

 

 medix. aticus / biam. iocatin / P. Sadries. T / V. Popdis. T

 

e una da Tocco Casauria, nel territorio di confine di Interpromium, in cui il medix è sicuramente unico (RIX 2002 MV3):

 

Pa. Petroni / Pom. f. bea. / ecan. fec / medix

 

Il meddicato può essere considerato un’istituzione esclusiva dell’ambiente osco ed abruzzese meridionale; non esistono testimonianze di questo istituto a nord del territorio peligno. Ciò nonostante, come si può arguire dalla testimonianza fornita da Festo (110 L) e da alcuni passi della Tabula Bantina, il significato originario del termine era semplicemente quello di “magistrato”, e solo in un ben preciso caso indica il singolo, o la coppia, che rivestiva la più alta carica dello Stato: quando per meddiss si intende meddiss toutiks (CAMPANILE, LETTA 1979). 

A partire da un momento, che per i Peligni possiamo collocare attorno alla fine del IV e agli inizi del III sec. a.C. (forse in concomitanza con gli avvenimenti storici del foedus del 304 e dell’immediatamente successiva fondazione delle colonie nel territorio equo e marso), iniziano ad apparire progressivamente nei documenti epigrafici testimonianze di magistrature comuni anche al mondo romano; scompare del tutto, invece, l’attestazione del meddicato. È probabile che questa scomparsa fosse dovuta più a motivi pratici e ideologici che ad una qualche imposizione esterna: da una parte, l’istituzione fu svuotata del suo contenuto per via del conferimento delle mansioni maggiori alle magistrature di origine romana, che “concretamente offrivano il benefizio di una più alta specializzazione di funzioni”; ma dall’altra, si ha l’impressione che tale trasferimento più che ad una costrizione fosse dovuto al “prestigio proprio di ogni cosa di origine romana(Ibid.).      

 A Molina una magistratura collegiale, molto simile come mansioni all’edilità (per alcuni, la A iniziale dell’iscrizione sta proprio per aidiles), è attestata da un’iscrizione (RIX 2002, Pg 2), di molto anteriore al 90 a.C. (M. Buonocore la data alla fine del IV- prima metà del III secolo a.C.): dunque, l’edilità, o almeno un suo corrispettivo, rappresenterebbe una delle magistrature spontaneamente introdotte dagli italici su modello romano. Figure di edili, sempre in collegi di due o più, si riscontrano anche nei vicini Vestini; viceversa, menzioni di altre magistrature attestate tra i popoli finitimi, quali la censura (ibid.,  VM 3) o la questura (CAMPANILE, LETTA 1979, n. 21), non si rinvengono tra i Peligni.

A Secinaro, la stessa istituzione dell’edilità è confermata da iscrizioni romane (RIX 2002, MV 2 e 12), da cui emerge anche la distinzione tra l’istituto dell’edilità e il collegio dei magistri pagi, che non sembrano rappresentare la stessa magistratura in fasi diverse ma in alcune iscrizioni sono menzionate insieme (LA REGINA 1968, D'ERCOLE, TUTERI 1991). M. Buonocore ha ipotizzato che i magistri ad sacra svolgessero funzioni specificamente religiose e i magistri pagi avessero invece un ruolo prettamente operativo nell’edilizia urbana (BUONOCORE 1990). Resta comunque da specificare la differenziazione di funzioni tra le due cariche, che sono menzionate in numerosi documenti; i primi sembrano, più che figure amministrative, dei veri e propri collegi con funzione sacerdotale, preposti al culto ordinario di numerose divinità anche minori, e che non mostrano di convertirsi, con la romanizzazione, in duovirato, come avviene per i magistri pagi .

(per approfondimenti vedere: A. DIONISIO, La valle del Sagittario e la conca peligna tra il IV e il I secolo a.C. Dinamiche e sviluppi della romanizzazione, Oxford 2015)

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